Nel Vangelo di Giovanni la narrazione dell’Ultima Cena inizia con la scena di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. È un gesto di umiltà che il Maestro compie perché sia imitato, ma è anche un’azione che anticipa la salvezza portata da Gesù nell’umiliazione della morte di croce.
Questa lavanda dei piedi di autore fiammingo è abbastanza curiosa, soprattutto per la sua contestualizzazione e per il grande dinamismo conferito dalle posture dei personaggi: non si manchi di notare, a sinistra, la figura dell’apostolo che si taglia le unghie dei piedi. La sala nella quale Cristo lava i piedi ai suoi discepoli e fa preparare il banchetto pasquale appare classicheggiante, con statue e bassorilievi.
La prima statua a destra raffigura Giuditta che mostra il capo di Oloferne e reca i suoi piedi la scritta “veritas”. Probabilmente le altre due statue rappresentano altrettante virtù. I bassorilievi sovrastanti raffigurano scene bibliche di non chiarissima identificazione: probabilmente il Sacrificio di Isacco, Mosè che riceve la legge e l’ostensione delle tavole della legge, mentre in alto a destra una scritta in caratteri ebraici, della quale si riesce a leggere solamente “Signore degli eserciti”, serve a collocare la scena in ambito ebraico.