Il nesso tra due protagonisti dell’età carolina e borromaica – il fondatore dell’Ambrosiana cardinale Federico Borromeo – e il gesuita Alessandro Valignano che per primo in Asia promosse il dialogo tra le culture, ispira le ricerche accademiche intese a studiare e far conoscere non soltanto le culture degli altri popoli, ma altresì approfondire e valutare positivamente le altrui religioni e tradizioni spirituali. Alcune prassi raccomandate dal Valignano, che oggi diamo per scontate ma non lo erano ai suoi tempi, furono ispiratrici dei criteri con cui Federico Borromeo indirizzò i lavori dei primi Dottori ambrosiani e le acquisizioni librarie.
Anzitutto, se si vogliono avere dei rapporti significativi con altri popoli se ne deve imparare la lingua, e predisporre strumenti a tale scopo, come dizionari, vocabolari, fonti storiche e letterarie. È necessario, inoltre, che popoli occidentali e orientali si conoscano meglio reciprocamente, rispettando le rispettive usanze e culture, seguendo esempi illustri come quelli di Matteo Ricci in Cina o Roberto De Nobili in India. La Classe si propone, tra l’altro, di esaminare il nesso costante fra società, culture e religioni in estremo oriente, perché «le religioni hanno lasciato un’impronta sulle culture dell’Asia, hanno messo in collegamento le culture e contemporaneamente le hanno contraddistinte» (Helwig Schmidt-Glintzer).