La mostra, allestita nelle vetrine delle sale 2 e 3 della Pinacoteca dall’8 settembre al 15 novembre, presenta un nucleo di manoscritti decorati nel Trecento in Italia provenienti dalle collezioni della Biblioteca Ambrosiana, alcuni dei quali riconducibili a illustri miniatori, come il bolognese Niccolò di Giacomo e il lombardo Anovelo da Imbonate.
L’esposizione è nata in margine alla pubblicazione del volume di Milvia Bollati e Marco Petoletti, Manoscritti miniati in Italia della Biblioteca Ambrosiana (fondo inferior).
Tra i manoscritti che trasmettono opere di classici latini sono esposti il Seneca tragico (C 96 inf.), miniato da Niccolò di Giacomo da Bologna intorno al 1385 con scene che visualizzano il contenuto delle Tragedie antiche e lo straordinario Solino (C 246 inf.), un unicum nel panorama della trasmissione di questo compendio di mirabilia, per l’eccezionale complessità e qualità dell’apparato iconografico, con la raffigurazione dei monstra descritti da Solino.
Porta la firma di un altro miniatore, Pietro da Pavia, frate agostiniano, il ms. E 24 inf., con l’enciclopedia di Plinio il Vecchio: l’artista si ritrae al lavoro nell’iniziale del libro XXXV, dedicato all’arte antica, e data la sua impresa al 1389. Prestigiosa è anche la serie di manoscritti liturgici trecenteschi dell’Ambrosiana: sono qui presentati per esempio il Messale di Roberto Visconti, arciprete della Cattedrale di Milano, che dettò testamento nel 1327 (C 170 inf.), ricordando tra i suoi beni questo volume allora in fase di realizzazione da parte del copista Giovanni da Legnano, e l’altro Messale ambrosiano (E 18 inf.), miniato da Salomone de’ Grassi e collaboratori sul finire del Trecento.
Si aggiunga un Messale romano (G 300 inf.), destinato probabilmente a una comunità agostiniana e decorato da Anovelo da Imbonate, di cui si conoscono allo stato attuale delle ricerche soltanto altri due volumi miniati per la cattedrale di S. Tecla. Una menzione speciale merita il liber capituli del monastero cisterciense lombardo di Morimondo, Martirologio e Regola di s. Benedetto (H 186 inf.), risalente a metà Trecento: è un libro importante anche per le aggiunte obituarie al martirologio, con segnalazione della morte dei principali abati.
Ci sono infine volumi che, pur essendo privi di una decorazione iconica, presentano un sistema di filigrane in oro e inchiostro di eccezionale impatto visivo e grande raffinatezza: l’importante collezione di trattati di musica, da Guido Aretino a Marchetto Padovano (D 5 inf.), forse destinato alla corte angioina di Napoli, e il Boezio, De consolatione philosophiae (D 40 inf.), copiato e miniato in Italia settentrionale nel 1400 e posseduto più tardi da Tommaso Tebaldi di Bologna, umanista di un certo rilievo nella Milano del Quattrocento.
Il visitatore è accompagnato, nel percorso espositivo, ad apprezzare la bellezza di questi tesori per scoprire quella «miniera di storie» che è ogni manoscritto medievale.
L’esposizione è dedicata alla memoria di Renata Cipriani, insigne studiosa di storia dell’arte, che ha dedicato attente cure allo spoglio pressoché integrale dei codici latini dell’Ambrosiana con occhio attento alla decorazione.